E’ una sveglia mesta, quella all’alba
del 2 di Giugno 2013, la bella avventura del Verdon 2013 sta per terminare.
Sveglia, riassetto personale, si chiudon le borse, un ultimo controllo per non
aver dimenticato nulla in giro e via, a coccolare la “roscia”, a prepararla per
l’ultima fatica del weekend. Sono il primo a scendere ai garage ma voglio fare
tutto con calma, prima di sedermi a sgranocchiare l’ultimo croissant. Le
finestre che danno sul cortile si animano ed ad uno ad uno si presentano anche
i miei compagni d’avventura. Ci attendono altri 500 km, oggi ci sarà poco da ammirare,
ci sarà da bruciare km.
L’entusiasmo in sala colazione,
non è certamente quello di ieri, inevitabile cominciare a pensare al domani. Si
è deciso di rientrare dal Colle di Tenda, percorrendo ancora il lato nord del
Verdon, transitando da Castellane per poi dirigersi verso il Col de Turini. Un
mio vecchio pallino da ex rallysta. La mitica prova speciale del più importante
rally mondiale, quello di Montecarlo che circa 20 anni fa non riuscii a
percorrere a causa del ritiro prematuro dell’equipaggio per il quale facevo
ricognizioni.
Emanuele purtroppo ci saluta,
sceglie di fare la strada più veloce che lo porterà verso il mare, Cannes,
Nizza, Menton per imboccare l’autostrada in Liguria e risalire verso Pavia.
Dovrà partecipare ad un Congresso in Svizzera (mi par di aver capito) e
preferisce avere il pomeriggio in famiglia. Anche i due siciliani hanno
problemi di orario. Chiedono lumi sulla possibilità di essere in zona Grosseto
in orario decente, in modo da potervi dormire e ripartire il lunedì mattina per
la tirata che li vedrà rientrare nell’isola in moto.
Questi ultimi scelgo nodi restare
aggregati al gruppo, decideranno dopo il Turini se piegare verso la costa e la
Liguria o se seguirci verso il Piemonte.
Si parte dopo aver rabboccato i
serbatoi. Mi metto alla guida del gruppo sulle strade già percorse appena 24
ore fa. Il clima ci è ancora favorevole anche se la temperatura di prima
mattina nel giubbotto traforato si insinua pungente.
I ritmi devono gioco forza
rimanere abbastanza elevati, le soste turistiche abolite. Pur essendo Domenica
mattina non troviamo traffico eccessivo e lo sfruttamento della sede stradale
ne trae un gran giovamento.
Noto che l’asfalto in prossimità
dell’arrivo a La Palude non è perfettamente pulito, anzi è decisamente sullo
sporco. Nella mente passa la tesi di un contadino uscito dal campo con il
trattore o il carro che nel tratto di trasferimento avesse inzozzato ben bene l’asfalto.
Ma intanto che un po’ tutti ci facciamo queste elucubrazioni ed in prossimità
dell’incrocio per le Creste scopriamo l’arcano.
La risposta ci viene data prima
dall’olfatto ed in immediato subordine veniamo bloccati da un corposo gregge di
pecore che non ne hanno la benché minima voglia di lasciarci passare.
Le dolci bestiole (detta
volgarmente) “magnano e cagano” ed in quel frangente l’han sparsa ben bene per
tutto il paese. Altro che lavanda in fiore….. I giovani pastori, tutti ragazzi
che non superavano la trentina vengono accolti dai residenti con grandi feste,
abbracci e baci. Una Happening. Da sotto al mio casco non posso che sorridere,
per loro, per i paesani (penso compaesani), per la situazione in generale. Dietro
le mie spalle oltre ai miei compagni di viaggio si incolonnano auto, moto, e
quant’altro. Io mi perdo nel vedere i cani pastore intenti nel frenetico lavoro
di contenimento degli ovini, UN ALTRO GRANDE SPETTACOLO DELLA NATURA.
Capiamo che senza un colpo di
mano i giovani pastori ci avrebbero considerato alla stregua del gregge, MUTI E
INQUADRATI e soprattutto LIGI ALLE LEGGI DEL GREGGE. Oscar e Riccardo allungano
il passo e cercano di forzare il blocco animale. I pastori capiscono che stanno
amabilmente scassando la…. Ad un numero di persone sempre crescente e di buon
ordine decidono di collaborare creandoci un varco dal quale defluire e
riprendere il cammino.
Dopo aver seguito e “pestato” le
deiezini ovine per qualche centinaio di metri, le nostre ruote avevano
decisamente cambiato colore, la mia fortuna è essere stato il capofila ma alle
mie spalle e specialmente quelli ulteriormente alle spalle, hanno dovuto aver a
che fare con la me..lma fresca e maleodorante. Le regole del gioco, e tutto ciò
fa effettivamente molto “animalisti” e quindi politically correct.
Cerco di pulirmi le ruote
zigzagando per bene in modo da non trovarmi lungo e tirato sul primo tornante
un po’ deciso e proseguo il cammino in direzione Castellane. Controllando gli
specchietti mi accorgo che qualcosa non va e mi accingo a raggruppare tutta la
ciurma.
Sensazione corretta, Vito, con il
suo F850 ha forato, bisogna intervenire… già ma come? Si materializzano kit
nuovi fiammanti per la riparazione dei pneumatici. L’equipe “chirurgica”
formatasi in quel di Tortona per Giuseppe e la sua batteria torna all’opera. Il
primo problema lo risolviamo in un attimo. Nel tubeless è penetrato un chiodo
di 4 o 5 cm che provvediamo ad estrarre. Nessuno di noi aveva mai tentato un
intervento del genere (sto scherzando ehhhhh) all’aria aperta ma siamo tutti “studiati”
e le istruzioni del Kit sono oltremodo chiare e concise. Al chiavistello il
catanese cardiologo che con grande maestria ingrandisce e pulisce il foro. L’onore
dell’intervento effettivo, di tamponamento dell’emorragia pneumatica spetta al
padrone della moto. Preparazione dello strumento, installazione della striscia
tampone, due manovre decise (inserimento ed estrazione) ed il pneumatico è
belle che pronto. Un paio di bombolette di Co2 e si riprende la strada.
Tutto ora procede per il meglio,
ed a Castellane rifiniamo ad un area di servizio il gonfiaggio regolamentare.
Lasciamo Castellane in direzione
Mulinet/Turini, e ci si presenta non prevista una strada molto interessante.
Larga, liscia, curve ampie, decisamente sgombra da traffico. Un miracolo,
pensando al giorno festivo inondato di sole. La voglia di curve è prontamente
esaudita. Il serpentone di 12 moto può allegramente sfilacciarsi, la strada è
obbligata ognuno si prende la licenza di seguirne il proprio ritmo ed approccio.
E’ un piacere per il corpo e per la mente, ed il tutto nella massima sicurezza.
Ci stiamo avvicinando alla zona
del Turini, ci sono un po’ di incroci da percorrere e quindi ricompattiamo le
fila. Nel nostro cammino scopriamo al fianco della statale una linea
ferroviaria. In lontananza un ombra scura, ed un pennacchio di fumo che esce
ritmico dalla ciminiera. UN TRENO A VAPORE. Tolgo gas e voglio gustarmi il suo
incrocio. Macchina stupenda che ansima e cammina al passo di trotto per la gita
domenicale. Riesco a scorgere che il personale di bordo è bardato in perfetta
tenuta d’epoca e nei tre vagoni trainati famiglie con genitori e bambini
salutano tutti dai finestrini sbracciandosi allegramente. Mi attacco al clacson
ed il macchinista contraccambia con la propria sirena. Son un inguaribile
sentimentale, mi viene il magone.
Arriva a grandi passi l’orario
della sosta, ma prima dobbiamo attaccare il Turini. Lasciamo la strada maestra
e cominciamo ad inerpicarci in una selva infinita di tornanti e contro
tornanti. Nella parte iniziale il fondo è abbastanza accettabile ma man mano
che saliamo peggiora e non poco. Io e la mia “roscia” cosi come lo stuolo di Gs
1200 – 800 – 650 abbiamo pochi problemi, ma i compagni con i loro K1200 e
soprattutto la Boneville dovrà sudare ben più che le fatidiche 7 camicie per
arrivarne a capo.
Nella salita riconosco i segni
inconfondibili dei riferimenti delle note dei partecipanti al rally, e sull’asfalto
non si contano i segni delle frenate, staccate ma soprattutto toccate ai
muretti a memoria delle mitiche battaglie sul filo dei centesimi di secondo per
la lotta alla vittoria finale. Un tuffo nella mia gioventù di attivista delle 4
ruote… quelle con i “cieerr groooossss” (le macchine da gara da rally con i
fanali supplementari grossi).
Urge trovare uno spiazzo e
verificare le condizioni generali della compagnia. Malgrado la strada
impegnativa, tutti presenti, distrutti ma presenti. E si riprende la marcia per
il passo ed il successivo scollinamento. La discesa verso l’Italia ha il fondo
nettamente migliore ed il ritmo si assesta in modo più che accettabile. Alle 14.00
facciamo il nostro ingresso in Sospel e l’idea è quella di mangiare un boccone
al volo e ripartire per il col di Tenda. Appunto…. L’idea…. Ma la pratica si
scontra con lo sciovinismo francese che ci vede attendere per quasi un ora 4
insalate (manco ci avessero dovuto fare uno stufato da zero) e 2 piatti di
patatine fritte. Incazzati e scontenti minacciamo la proprietaria di andarcene
e veniamo soddisfatti.
Oscar e l’amico cardiologo
decidono per il meglio e scendono verso Menton e l’autostrada ligure per
raggiungere la Toscana e Grosseto mentre in resto della ciurma riprende il
cammino verso l’Italia. Il sole si fa sempre più pallido ed anzi, direi proprio
che il cielo si fa sempre più coperto, minaccioso e scuro. Ci fermiamo a 20 km
dal traforo del Tenda per fare rifornimento e riceviamo la dritta da un
automobilista in arrivo dall’Italia che poco più avanti era in corso un bel
temporale. Rapidi escono dai baulotti i vestiti antiacqua. Ripartiamo un po’ preoccupati,
e poco dopo il casco comincia a bagnarsi. Non ha senso fermarsi, ed allineati e
coperti (si fa per dire) cerchiamo di superare il problema. Si guida sulle
uova, e benedico colui che mi consigliò il giorno prima di partire di
sostituire le coperture. Mancano 2 km al traforo, almeno li sotto avremo un po’
di tregua io penso, ma mi accorgo che la pioggia tende a diminuire di
intensità. Alle sbarre del traforo, tutto finito. Cielo nerissimo ma almeno non
scende una goccia.
Aspettiamo che si alzi la sbarra
(al colle si entra nel tunnel a senso unico alternato) e conversiamo
allegramente con i compagni di attesa. Un locale frontaliero, in sella ad duna
Honda di quelle stile americano mastodontiche mi ricorda che sia nel tunnel che
al di la verso Limone Piemonte vi è disseminata una miriade di tele laser pronti
ad impiombare il motociclista indisciplinato più e più volte…. (per la cronaca
io sfilo nel tunnel a 50 all’ora e lui mi svernicia probabilmente a circa il
doppio… mahhhhh… non dovevano esserci le telecamere??????).
Sbuchiamo in Italia e la cosa che
mi colpisce di più è la differenza di temperatura… in Francia dai 13 a i 15
gradi.. a Limone Piemonte 25. Sotto alle cerate si cuoce a vapore…. Davanti a
noi comunque in direzione est si prospetta sereno, al primo autogrill ci
fermeremo a operare lo streepteese d’ordinanza.
L’avventura va a terminare il
residuo del gruppo cerca disperatamente di incrociare ed imboccare la A21 sfilando
Cuneo e poi Asti. Ultima sosta comune per l’eliminazione dell’abbigliamento
antipioggia ed è tempo di saluti. Rientro in ordine sparso ormai è tutta
autostrada. Chi ci lascia in direzione Milano, chi si sfila in direzione Lodi
Crema, chi prende la via per Parma e chi allunga per arrivare in quel di
Brescia. Rimaniamo io, Paolo e Sandro con destinazione Cremona.
Ore 20.20, attraverso il ponte
sul Po, mi fermo in gelateria per comprarmi il gelato da papparmi con il mio
vecchio intanto che gli racconto dell’avventura.
Bonne nuit mes amis, a la
prochene fois
E speriamo che sia presto, non
spettiamo un altro anno.
Che famo… ci maciniamo la
toscana?
Pensiamoci
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