lunedì 10 giugno 2013

Ophtalmologists Motorrad Team AlfaIntes - 3 Tappa - Verdon 2013


E’ una sveglia mesta, quella all’alba del 2 di Giugno 2013, la bella avventura del Verdon 2013 sta per terminare. Sveglia, riassetto personale, si chiudon le borse, un ultimo controllo per non aver dimenticato nulla in giro e via, a coccolare la “roscia”, a prepararla per l’ultima fatica del weekend. Sono il primo a scendere ai garage ma voglio fare tutto con calma, prima di sedermi a sgranocchiare l’ultimo croissant. Le finestre che danno sul cortile si animano ed ad uno ad uno si presentano anche i miei compagni d’avventura. Ci attendono altri 500 km, oggi ci sarà poco da ammirare, ci sarà da bruciare km.

L’entusiasmo in sala colazione, non è certamente quello di ieri, inevitabile cominciare a pensare al domani. Si è deciso di rientrare dal Colle di Tenda, percorrendo ancora il lato nord del Verdon, transitando da Castellane per poi dirigersi verso il Col de Turini. Un mio vecchio pallino da ex rallysta. La mitica prova speciale del più importante rally mondiale, quello di Montecarlo che circa 20 anni fa non riuscii a percorrere a causa del ritiro prematuro dell’equipaggio per il quale facevo ricognizioni.

Emanuele purtroppo ci saluta, sceglie di fare la strada più veloce che lo porterà verso il mare, Cannes, Nizza, Menton per imboccare l’autostrada in Liguria e risalire verso Pavia. Dovrà partecipare ad un Congresso in Svizzera (mi par di aver capito) e preferisce avere il pomeriggio in famiglia. Anche i due siciliani hanno problemi di orario. Chiedono lumi sulla possibilità di essere in zona Grosseto in orario decente, in modo da potervi dormire e ripartire il lunedì mattina per la tirata che li vedrà rientrare nell’isola in moto.

Questi ultimi scelgo nodi restare aggregati al gruppo, decideranno dopo il Turini se piegare verso la costa e la Liguria o se seguirci verso il Piemonte.

Si parte dopo aver rabboccato i serbatoi. Mi metto alla guida del gruppo sulle strade già percorse appena 24 ore fa. Il clima ci è ancora favorevole anche se la temperatura di prima mattina nel giubbotto traforato si insinua pungente.

I ritmi devono gioco forza rimanere abbastanza elevati, le soste turistiche abolite. Pur essendo Domenica mattina non troviamo traffico eccessivo e lo sfruttamento della sede stradale ne trae un gran giovamento.

Noto che l’asfalto in prossimità dell’arrivo a La Palude non è perfettamente pulito, anzi è decisamente sullo sporco. Nella mente passa la tesi di un contadino uscito dal campo con il trattore o il carro che nel tratto di trasferimento avesse inzozzato ben bene l’asfalto. Ma intanto che un po’ tutti ci facciamo queste elucubrazioni ed in prossimità dell’incrocio per le Creste scopriamo l’arcano.

La risposta ci viene data prima dall’olfatto ed in immediato subordine veniamo bloccati da un corposo gregge di pecore che non ne hanno la benché minima voglia di lasciarci passare.

Le dolci bestiole (detta volgarmente) “magnano e cagano” ed in quel frangente l’han sparsa ben bene per tutto il paese. Altro che lavanda in fiore….. I giovani pastori, tutti ragazzi che non superavano la trentina vengono accolti dai residenti con grandi feste, abbracci e baci. Una Happening. Da sotto al mio casco non posso che sorridere, per loro, per i paesani (penso compaesani), per la situazione in generale. Dietro le mie spalle oltre ai miei compagni di viaggio si incolonnano auto, moto, e quant’altro. Io mi perdo nel vedere i cani pastore intenti nel frenetico lavoro di contenimento degli ovini, UN ALTRO GRANDE SPETTACOLO DELLA NATURA.

Capiamo che senza un colpo di mano i giovani pastori ci avrebbero considerato alla stregua del gregge, MUTI E INQUADRATI e soprattutto LIGI ALLE LEGGI DEL GREGGE. Oscar e Riccardo allungano il passo e cercano di forzare il blocco animale. I pastori capiscono che stanno amabilmente scassando la…. Ad un numero di persone sempre crescente e di buon ordine decidono di collaborare creandoci un varco dal quale defluire e riprendere il cammino.

Dopo aver seguito e “pestato” le deiezini ovine per qualche centinaio di metri, le nostre ruote avevano decisamente cambiato colore, la mia fortuna è essere stato il capofila ma alle mie spalle e specialmente quelli ulteriormente alle spalle, hanno dovuto aver a che fare con la me..lma fresca e maleodorante. Le regole del gioco, e tutto ciò fa effettivamente molto “animalisti” e quindi politically correct.

Cerco di pulirmi le ruote zigzagando per bene in modo da non trovarmi lungo e tirato sul primo tornante un po’ deciso e proseguo il cammino in direzione Castellane. Controllando gli specchietti mi accorgo che qualcosa non va e mi accingo a raggruppare tutta la ciurma.

Sensazione corretta, Vito, con il suo F850 ha forato, bisogna intervenire… già ma come? Si materializzano kit nuovi fiammanti per la riparazione dei pneumatici. L’equipe “chirurgica” formatasi in quel di Tortona per Giuseppe e la sua batteria torna all’opera. Il primo problema lo risolviamo in un attimo. Nel tubeless è penetrato un chiodo di 4 o 5 cm che provvediamo ad estrarre. Nessuno di noi aveva mai tentato un intervento del genere (sto scherzando ehhhhh) all’aria aperta ma siamo tutti “studiati” e le istruzioni del Kit sono oltremodo chiare e concise. Al chiavistello il catanese cardiologo che con grande maestria ingrandisce e pulisce il foro. L’onore dell’intervento effettivo, di tamponamento dell’emorragia pneumatica spetta al padrone della moto. Preparazione dello strumento, installazione della striscia tampone, due manovre decise (inserimento ed estrazione) ed il pneumatico è belle che pronto. Un paio di bombolette di Co2 e si riprende la strada.

Tutto ora procede per il meglio, ed a Castellane rifiniamo ad un area di servizio il gonfiaggio regolamentare.

Lasciamo Castellane in direzione Mulinet/Turini, e ci si presenta non prevista una strada molto interessante. Larga, liscia, curve ampie, decisamente sgombra da traffico. Un miracolo, pensando al giorno festivo inondato di sole. La voglia di curve è prontamente esaudita. Il serpentone di 12 moto può allegramente sfilacciarsi, la strada è obbligata ognuno si prende la licenza di seguirne il proprio ritmo ed approccio. E’ un piacere per il corpo e per la mente, ed il tutto nella massima sicurezza.

Ci stiamo avvicinando alla zona del Turini, ci sono un po’ di incroci da percorrere e quindi ricompattiamo le fila. Nel nostro cammino scopriamo al fianco della statale una linea ferroviaria. In lontananza un ombra scura, ed un pennacchio di fumo che esce ritmico dalla ciminiera. UN TRENO A VAPORE. Tolgo gas e voglio gustarmi il suo incrocio. Macchina stupenda che ansima e cammina al passo di trotto per la gita domenicale. Riesco a scorgere che il personale di bordo è bardato in perfetta tenuta d’epoca e nei tre vagoni trainati famiglie con genitori e bambini salutano tutti dai finestrini sbracciandosi allegramente. Mi attacco al clacson ed il macchinista contraccambia con la propria sirena. Son un inguaribile sentimentale, mi viene il magone.

Arriva a grandi passi l’orario della sosta, ma prima dobbiamo attaccare il Turini. Lasciamo la strada maestra e cominciamo ad inerpicarci in una selva infinita di tornanti e contro tornanti. Nella parte iniziale il fondo è abbastanza accettabile ma man mano che saliamo peggiora e non poco. Io e la mia “roscia” cosi come lo stuolo di Gs 1200 – 800 – 650 abbiamo pochi problemi, ma i compagni con i loro K1200 e soprattutto la Boneville dovrà sudare ben più che le fatidiche 7 camicie per arrivarne a capo.

Nella salita riconosco i segni inconfondibili dei riferimenti delle note dei partecipanti al rally, e sull’asfalto non si contano i segni delle frenate, staccate ma soprattutto toccate ai muretti a memoria delle mitiche battaglie sul filo dei centesimi di secondo per la lotta alla vittoria finale. Un tuffo nella mia gioventù di attivista delle 4 ruote… quelle con i “cieerr groooossss” (le macchine da gara da rally con i fanali supplementari grossi).

Urge trovare uno spiazzo e verificare le condizioni generali della compagnia. Malgrado la strada impegnativa, tutti presenti, distrutti ma presenti. E si riprende la marcia per il passo ed il successivo scollinamento. La discesa verso l’Italia ha il fondo nettamente migliore ed il ritmo si assesta in modo più che accettabile. Alle 14.00 facciamo il nostro ingresso in Sospel e l’idea è quella di mangiare un boccone al volo e ripartire per il col di Tenda. Appunto…. L’idea…. Ma la pratica si scontra con lo sciovinismo francese che ci vede attendere per quasi un ora 4 insalate (manco ci avessero dovuto fare uno stufato da zero) e 2 piatti di patatine fritte. Incazzati e scontenti minacciamo la proprietaria di andarcene e veniamo soddisfatti.

Oscar e l’amico cardiologo decidono per il meglio e scendono verso Menton e l’autostrada ligure per raggiungere la Toscana e Grosseto mentre in resto della ciurma riprende il cammino verso l’Italia. Il sole si fa sempre più pallido ed anzi, direi proprio che il cielo si fa sempre più coperto, minaccioso e scuro. Ci fermiamo a 20 km dal traforo del Tenda per fare rifornimento e riceviamo la dritta da un automobilista in arrivo dall’Italia che poco più avanti era in corso un bel temporale. Rapidi escono dai baulotti i vestiti antiacqua. Ripartiamo un po’ preoccupati, e poco dopo il casco comincia a bagnarsi. Non ha senso fermarsi, ed allineati e coperti (si fa per dire) cerchiamo di superare il problema. Si guida sulle uova, e benedico colui che mi consigliò il giorno prima di partire di sostituire le coperture. Mancano 2 km al traforo, almeno li sotto avremo un po’ di tregua io penso, ma mi accorgo che la pioggia tende a diminuire di intensità. Alle sbarre del traforo, tutto finito. Cielo nerissimo ma almeno non scende una goccia.

Aspettiamo che si alzi la sbarra (al colle si entra nel tunnel a senso unico alternato) e conversiamo allegramente con i compagni di attesa. Un locale frontaliero, in sella ad duna Honda di quelle stile americano mastodontiche mi ricorda che sia nel tunnel che al di la verso Limone Piemonte vi è disseminata una miriade di tele laser pronti ad impiombare il motociclista indisciplinato più e più volte…. (per la cronaca io sfilo nel tunnel a 50 all’ora e lui mi svernicia probabilmente a circa il doppio… mahhhhh… non dovevano esserci le telecamere??????).

Sbuchiamo in Italia e la cosa che mi colpisce di più è la differenza di temperatura… in Francia dai 13 a i 15 gradi.. a Limone Piemonte 25. Sotto alle cerate si cuoce a vapore…. Davanti a noi comunque in direzione est si prospetta sereno, al primo autogrill ci fermeremo a operare lo streepteese d’ordinanza.

L’avventura va a terminare il residuo del gruppo cerca disperatamente di incrociare ed imboccare la A21 sfilando Cuneo e poi Asti. Ultima sosta comune per l’eliminazione dell’abbigliamento antipioggia ed è tempo di saluti. Rientro in ordine sparso ormai è tutta autostrada. Chi ci lascia in direzione Milano, chi si sfila in direzione Lodi Crema, chi prende la via per Parma e chi allunga per arrivare in quel di Brescia. Rimaniamo io, Paolo e Sandro con destinazione Cremona.

Ore 20.20, attraverso il ponte sul Po, mi fermo in gelateria per comprarmi il gelato da papparmi con il mio vecchio intanto che gli racconto dell’avventura.

Bonne nuit mes amis, a la prochene fois

E speriamo che sia presto, non spettiamo un altro anno.

Che famo… ci maciniamo la toscana?

Pensiamoci
 
 
 

 


 

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