La febbre da tornante ormai ha inoculato i suoi virus nel
profondo ed ogni scusa è buona per indossare “scafandro”, casco, guantini ed
inserendo la chiave premere il pulsante per dare libero sfogo alla soave “roscia
donzella”. Nelle monotone ore d’ufficio capita di ricevere simpatiche mail dove
amici buontemponi (e più che altro buongustai) che ti propongono
sperimentazioni culinarie in posti fantastici sottoforma di “gita studio
domenicale”. Paese sconosciuto, piccola tappa in Google Map e la decisione è
presa. E’ il Primo di Aprile e la partenza non può non essere che in direzione
Cereseto, colline parmensi proprio in zona Fornovo – Varano de Melegari –
Bardi, in odore di Cisa tanto per intendersi, ma in una valle di fianco. Senza
colpo ferire, il gentil ospite fotografo/buongustaio mi scarica dicendo “ahhh
se non ti fa nulla il ritrovo è la sul posto, ho un servizio in mattinata e la
sera devo rientrare per altro percorso”…. Yeeeeessssssss!!!!!! Si usa la
Roscia, in gita da soli, io e lei a contare km ed a macinare l’asfalto. Non è
un pesce d’Aprile, ed è un ottima mattina di gusto primaverile, sono le 10.00
va di scena il solito rito. Distacco del il casco dall’alimentatore, giacca da
moto, guantini, cavi alimentazione dell’iphone ed adattatore, la bimba è giù
che mi attende. Primi giri per di pistone e si imposta il navigatore, il via
alla musica e si ingrana la prima. Il mio “vicino di casa” (il ponte ferrato
sul Po) mi vede per l’ennesima volta transitare eccitato, con calma imbocco
Castelvetro, e poi giù per il bivio di S.Pietro in Cerro, pianura, tutto
intorno è pura campagna piacentina. La strada che mi porta verso Fiorenzuola si
arrotola attorno alle coltivazioni, l’ideale per scaldare le gomme e pulirle ben
bene. Soarza e poi Carpaneto, e già l’ombra dei colli piacentini si fa sempre
più netta, in un volo sono a Castell'Arquato. Direzione Vernasca passando per
Lugagnano e comincia il divertimento
. Seguendo la SP 4 e gustandomi lo
stupendo paesaggio (non altrettanto il fondo stradale
) scorrono sotto le mie ruote i Km attraverso Poggio Bravi
e Bore. L’aria caratteristica dei dintorni della Cisa purifica i polmoni da
giorni e giorni in sforamento PM10 (polveri sottili) cittadino, tra una buca e
l’altra, tra un dislivello stradale franato ed un’altro si sale su e poi ancora
su verso Casali dove la SP 359 punta più impegnativa verso Bardi. Dimenticavo
che il mio IphoneTomTom continuava a darmi indicazioni strane per imboccare
strade che irrimediabilmente mi avrebbero dovuto portare a tornare indietro
. Il dubbio
è stato sciolto al Grande incrocio che mi porta ad uscire da Bardi, "... ndo cacchio si va per Cereseto?
" e la telefonata al compagno di viaggio
diventa un obbligo imprescindibile. " .... prendere direzione
Chiavari e ti ritroverai l'indicazione per l'amena località montana”. Semplice
no? Ed ecco apparire la freccia che mi apre il cuore ed anche tranquillizza il
mio stomaco. Ancora qualche curva circa 9 km ed appare "il santuario"
nel quale erano previste le "preghiere" della giornata delle Palme
. Qualcuno si domanderà del perché il
TomTom mi desse false indicazioni, nulla di grave qualche pirla (io
chiaramente) deve aver impostato Ceresara (in chiara provincia di Mantova) anziché
Cereseto (provincia di Parma) un particolare da nulla…
Trattoria Solari, vede me e il mio ospite accolti in un
ambiente particolare, il locale è proprio sulla via di passaggio che scende da
Bardi e punta verso Chiavari ed il Mar Ligure. Meta, come sosta dal transito di
non pochi motociclisti. E' probabile sia pure un buon posto da percorsi fuoristrada vista l’alta
percentuale di Trial incrociati alquanto infangati. L’interno del locale è completamente
in legno, stile vecchia osteria, molto ampio ottimo per “baraccate” con
compagnie numerose. Festa Contadina era la denominazione del pranzo del giorno,
con invito a presentarsi in costume per ottenere uno sconto sul conto finale.
La sala è uno spettacolo, tavoli deliziosametne preparati. La cosa che mi ha
colpito da subito è stata la damigiana che campeggiava proprio a fianco del nostro tavolo
con tanto di canna a rubinetto già alla giusta pressione di utilizzo. Le portate
sono da manuale servite a tavola dalla gentil proprietaria e dalle sue collaboratrici
ma per bagnarsi il becco, si alza irrimediabilmente la chiappa e, boccale in
ceramica alla mano, il servizio è a “(ab)buffet”. Inutile dire che per chi ha
partecipato al menù della Festa contadina ha provato cosa vuol dire il più
classico degli Slow Food (il locale ne è affiliato) con il giusto bilanciamento
tra movimento di mandibola e “riposo del guerriero”. Nelle pause tra una
portata e l’altra un gradevole accompagnamento musicale operato da un ottimo
fisarmonicista ed un pimpante (nonostante la carta d’identità) clarinettista.
Menù di ottima fattura, nulla è stato comprato in negozio, tutto costruito con
maestria da sagge cuochiste. Ottimo e più che abbondante ed anche economicamente interessante ed affatto esoso. L’obbligo va alla sosta
rigenerante. Mi stravacco nella veranda a sorseggiare il caffè di cicoria e orzo e l’amaro
della casa mentre qualche raggio di sole ed i rumori del quasi nulla mi concigliavan con il mondo.
Un vero peccato riprendere la strada di casa. In effetti sono un po’ provato, il ritorno decido di farlo verso valle dove nella statale statale tirata a biliardo mi rivedo con piacere Varano de Melegari – Fornovo –S.Andrea Bagni. La luce si fa sempre più fioca, ed il bicilindrico della mia “roscia”scoppietta felice e deciso per la campagna parmigiana. Le ossicine pagano pegno, ma il cuore e l’anima (ok ok anche lo stomaco lo ammetto) sono al massimo della felicità. E’ arrivato il cancello di casa, si sfila l’auto e ripongo la compagna d’avventura, nannanotte anche lei ed alla prossima avventura.