Una comoda mobilità cittadina
richiede, ad un sano di mente (nel mio caso un malsano demente), di dotarsi dei
mezzi appropriati. Essere forniti di nipoti e di tanta, tanta ma tanta voglia
di bricolage a volte non è cosi male. Fu così che la sorellona mi incaricò di “svuotarle”
la cantina di casa. Brontolando e non poco, ma spinto da genitori pressanti mi
recai in loco per un sopralluogo. Bella storiaaaaa!!!! Nascosti da cartoni e
ciarpame vario, spuntarono una vecchia vespa ET3 ed un Ciao. Condizioni pietose
ma il Ciao bianco mi ha fatto subito tornare indietro di qualche annetto. Amore
a prima vista. L’ET3 non mi interessava poi tanto ma tra i due era quello messo
meglio. Ci ho messo poco a “girarlo” ad un amico, ma il ciclomotore DOVEVA
ESSERE MIO. La sfida è lanciata, c’è un inverno da meccanici da passare.
Ruggine che affiora ad ogni sfregio inferto al telaio, fanale cotto dal sole,
cerchi a raggi, specialmente quello posteriore, storto da far paura e, dulcis
in fundo, motore regolarmente grippato. Ci facciamo spaventare per cosi poco?
Naaaaaaaahhhhh!!!!!! La parte più semplice, quasi un gioco da ragazzi è
sbriciolare pezzo per pezzo quel po po’ di tecnologia italica. Da bravo e
coscienzioso meccanico ho posto viti, brugole e bulloni in bell’ordine nelle
loro scatolette, segnato i vari pezzi e cavi per ricordarsi come andassero montati.
Restava il lavoro complicato, e mò che famo? Semplice si svernicia il tutto.
Ruggine e residui di vernice devono sparire,
metallo grezzo devo vedere. Tento la sabbiatura con una lancia
recuperata da un amico, operazione da non consigliarsi nel garage di casa.
Abbandono l’idea, si torna alla vecchia, spazzola ferrata, carta vetro e tanto
tanto tanto olio di gomito. Ce n’è voluta, ma il risultato è stato molto
incoraggiante. Mi ci si vede intento a ripristinare nuova luce sulle lamiere (riverniciare
il tutto)? Ecco, non ve lo immaginate e fate bene. Imballati gli scatolati
hanno preso con gran velocità la strada per il forno dell’immancabile amico
carrozziere che preso da compassione e dovendo riverniciare una WV Golf me lo
riconsegna bello e finito di un bel colore verde bottiglia J
(quello delle Golf tipo due tanto per intendersi). Uno dei ragazzi che mi
seguivano nelle assistenze rallystiche mi omaggia di una coppia (completa dei
freni) di cerchi in lega del suo vecchio Bravo pronto per essere riconsegnato
in cambio di uno dei primi incentivi di rottamazione del tempo. Restava lo
scoglio maggiore dovuto al motore grippato. Come se la cava un perfetto
ignorante in campo meccanico? Cerca ispirazione e conforto, off course….
Trovato abbastanza facilmente il santo di turno, e ad una ispezione
approfondita scopriamo che poi il danno non è cosi grave. Come già detto in
post non sospetti (quelli precedenti) non ho mai minimamente pensato alla
elaborazione di un mio mezzo, ma i galloni della seconda parte del mio nick (P@NZ)
me li stavo già guadagnando ed alla riflessione “ma se rifaccio il motore di
serie che dovrebbe fare i 50 con me in cima ne farebbe 30 sarebbe quindi
giustificata e non punibile una bella preparazione che mi faccia gli 80
zavorrati a 50 J”
decidiamo di optare per la “preparazione dei postini” (cosi la chiamava il mio
mentore per inquadrarne una di medio valore ma di affidabilità più accentuata) una
Polini se non sbaglio completa dello scarico adatto, uguale uguale a quella
originale ma con un graziosissimo rumore metallico che rendeva lo scoppiettio
del monocilindo una sinfonia. Veder rimontare il tutto mi faceva compiacere
delle mie grandi abilità meccaniche J ed il reinserirlo nel telaio tornato a nuova vita mi
riempiva il cuore. Da li è stato tutto in discesa, lucidate ben bene le cromature,
sostituito il cavalletto, cavi e guaine di freni ed acceleratore ed era già
primavera. Il mio nuovo mezzo di locomozione, bello, sudato, ma soprattutto
tornato a nuova vita e quindi perfettamente funzionante. Secondo voi che cosa
ho risposto alla sorellona una volta che vista la rinascita me l’ha chiesto
indietro? A parte il vaffa… che tra fratelli è come un normale buon giorno… ma
credo di essere stato un perfetto lord inglese, senza tradire la minima smorfia
in viso, ho preso carta e penna e le ho presentato il conto finale evidenziando
che trattavasi dei soli costi vivi per i pezzi e che la mano d’opera mia e dei
miei angeli custodi gliela avrei considerata un regalo fraterno. Inutile dire
che il mezzo è stato con me per anni e anni ancora J.
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