La storia del sottoscritto con le due ruote motorizzate parte
da molto lontano. Come tutti i fratelli minori, il riciclo del ciclomotore del
fratello/sorella era un must, un pò come il recupero dei pantaloni o maglioni
del genitore o parente di turno. A me è andata anche bene, con il compimento
dei 14 anni avevo una sorella che già andava a lavorare e si era stufata del
suo Ciao Piaggio preferendo ovviamente farsi scarrozzare dal fidanzatino di
turno. Non sono mai stato (e non lo sono tutt’ora) un teppista spericolato. Da
bravo ragazzino pur girando per la città con il “rivetto” sull’acceleratore in
posizione “max++”, ero abbastanza ligio alle regole della buona creanza
viabilistica. Grande invidia per i coetanei sempre indaffarati a smontare e
rimontare di tutto, “truccavando” i loro propulsori con le varie preparazioni
di moda (Polini andava già mooooolto di moda ai miei tempi e degli scarichi
della Proma ne vogliamo parlare?), si predisponevano agli spostamenti in “compagnia”
con le comodissime selle della Gaman o sfoggiavano manopole e leve racing con
voluminosi e redditizi “gas rapidi”. Bei tempi, begli anni, genitori (un must) rompicoglioni
J. A dire il vero, il mio non è
comunque mai stato un amore sviscerato e completo per le due ruote, che, nella
mia testa erano e sarebbero state vita natural durante sfizi di carattere “stagionale”.
Il sogno era sempre mirato alle più comode autovetture. Il mio vetusto “ciaino”
azzurro, resiste fino agli inizi degli anni 80, dove, con il compimento del 18
anno e con i primi soldi guadagnati facendo il bagnino (da piscina) in estate
decido di diventare finalmente “grande” davvero, ed investo il tutto in una
fiammante Vespa PX 150 blu. Troppa la voglia di averla che non sto a guardare
il colore. Scortato dal papy, entro baldanzoso dal concessionario cittadino,
suo conoscente da tempo, non me ne può fregà de meno di tutto, vedo un possente
PX e quello deve essere mio. Era blu, senza miscelatore ed era un 150cc. I
soldi li avevo, in autostrada ci poteva andare, non ho voluto sentire na cippa,
“DOVE DEVO FIRMARE, QUESTI SONO I MIEI SOLDI”. Tutta un'altra cosa, e poi, più
importante, era che me l’ero comprata io, me l’ero “sudata” (min… se faceva
caldo quella estate J ma era un lavoro duro e qualcuno lo doveva pur fare). Ricordo
che il vecchio concessionario arrivò a casa mia con il furgoncino con la mia
nuova fiamma caricata in cima, credo che abbia tentato di spiegarmi qualcosa,
ma non lo stavo minimamente ad ascoltare, IO DOVEVO ANDARE A FARE UN GIRO E
SUBITO PURE, farla vedere agli amici, farla provare a “qualcun..a” in
particolare. Apro la porta del garage e li in un angoletto, mesto mesto il
compagno di mille battaglie, il vecchio ciaino azzurro. Credo che non mi abbia
perdonato il mio colpo di testa giovanile, con l’arrivo della nuova coinquilina
non sono più stato in grado di rimetterlo in moto e nessuno ha mai capito il perché.
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