Ci siamo lasciati augurandoci la
buona notte, abbandonando la splendida terrazza dell’Hotel Lagorai, dandoci appuntamento
per la partenza alle ore 10.00. Salgo nella mia stanza e tra una
chiacchiera e l’altra con il mio coinquilino appronto per la ricarica l’interfono
del casco. Un ulteriore occhiata al programma del giorno seguente, un sostanzioso
scambio di messaggi con chi purtroppo è rimasto a casa ed i tentativi vani di
programmare il TomTom del mio iphone. La mia voglia di chiacchierare è tanta ma
basta poco e mi accorgo che nel letto di fianco già si è partiti per il mondo
dei sogni. Buona notte anche a te… vecchio Paolo da Cremona, a te ed alla tua “motosega”
J. Crogiolarmi nel letto
non è mai stato lo sport preferito. Sono le 07.00 e su Cavalese la luce saluta
l’inizio di una nuova giornata. Scatto in piedi, e mi fiondo a controllare il
cielo. Una nuvola nera sulla montagna che ci sovrasta non fa presupporre l’apparire imminente del sole, non ci resta che sperare in un cambiamento repentino
nell'appropinquarsi della partenza. Dalla finestra il panorama è spettacolare, un
vasto tappeto verde che copre tutta la vallata e sul quale Cavalese pare
dolcemente adagiata con l’ombra scura delle rocce e dei monti a far da barriera.
Urge telefonino, qualche scatto e si torna sotto il piumone. L’alzimer che mi
fa brutti scherzi con la memoria J
mi vede ancora a ripassare il programma ed a operare un ulteriore tentativo di
programmazione del navigatore. Doccia, riordino del bauletto della multi e si
scende per colazione. Tutti già al pezzo, belli pimpanti ed impazienti per l’inizio
della nuova avventura. Ci attendono circa 200 km abbastanza impegnativi. Ci
attendono 5 passi con l’opzione del 6°, clima ed orario permettendo. P@nza
piena, conti saldati, ultimo controllo alle bardature e si scende nell’antro
che contiene le 9 “bambine”. Come vuole la buona creanza nel mondo sportivo, “formazione
vincente, non si cambia” e si affronta il nuovo cammino seguendo il
concessionario brianzolo. Puntiamo verso Predazzo, per poi proseguire per
Paneveggio ed affrontare il passo Valles. Purtroppo appena dopo Predazzo viene segnalata
una frana in zona Forte Buso. Sosta obbligata e breve conciliabolo, si torna
sui nostri passi e si opta per l’attacco del passo di S. Pellegrino. Fondo
stradale perfetto, carreggiata ampia, traffico in entrambi i sensi fondamentalmente
nullo. Un cenno di Ok con la coda del gruppo e mi accodo ad Umberto che alza il
ritmo di salita. SI DANZA. Percorso fantastico, le due Gemelle italiane si
mangiano la strada con una facilità a tratti disarmante. Le pendenze di
accentuano ma con un colpo di acceleratore la strada pare si spiani. I nostri
compagni di viaggio tengono botta, li vedo tutti li, negli specchietti, a godere
come dei ricci J.
Sosta tecnica per raggruppare la brigata ed ammirare il panorama e poi via
nella discesa verso Falcade dove riprendiamo la nostra tabella di
marcia. Sfila Canale d’Agordo, e seguiamo la statale in direzione Lago di
Alleghe. Rocca Pietore e poi Malga Ciapela e davanti a noi si presenta il Passo Fedaia con la Marmolada che ci scruta e ci spia. Gaaassss!!!!! ed una bella pulita agli iniettori senza dimenticare il traffico che si fa sempre più pressante,
anche se non fastidioso. Sul Fedaia sosta per il giusto riposo delle terga e lo
scambio delle sensazioni a caldo dei primi due impegni di giornata. Il cielo
nel frattempo si fa sempre più limpido, temperatura ideale che non fa patire
più di tanto l’armamentario motociclistico ed il casco. Il Dio dei Ducatisti…
hemmmm… dei motociclisti J
c’è e sta viaggiando con noi. Ripartenza e discesa verso Canazei dove “abbeveriamo”
i cavalli d’acciaio prima di buttarci alla sfida del Passo Pordoi. La salita si
fa più impegnativa, tornanti e contro tornanti stretti in pendenze importanti
che costringono noi motociclari convinti (di saper andare) a rivedere le convinzioni ed a prestare un pò di attenzione alla più perfetta applicazione della
pratica della “traiettoria”. Nessuno nasce imparato, ed avere un apripista
esperto può aprirti la mente ed ampliare il tuo bagaglio tecnico. Non solo auto ma contiamo ed incrociamo pure alcuni bus e l’attenzione immancabilmente
deve salire. Gruppo compatto in cima al Passo, piede a terra e ci si dirige giustamente verso
un punto ristoro. Anche le viscere del Motociclaro devono avere la loro parte (di panino allo
speck con il rafano). Ancora facce sorridenti e soddisfatte con il frugale
pasto che assume un sapore migliore. Foto a chiunque ed ovunque ma il cuore e
soprattutto il corpo è già pronto per risalire in sella e proseguire l’avventura.
Per me ed Umberto, praticamente già a cavallo delle nostre Multi, vi è un
intermezzo divertente. Udiamo un rumore di scarico abbastanza familiare che si
piazza proprio vicino a noi…. La terza gemella di Borgo Panigale dalla quale
scende un marcantonio (inglese) di circa 190 cm con tuta di pelle nera old
style che dando l’ultima sgasata alla coppia di Termignoni si toglie il casco,
ci guarda orgoglioso, e con un ampio sorriso ci fa cenno con il pollice che
siamo (giustamente) dei numeri UNO.
Pieni d’orgoglio di Marca J
ci buttiamo nella discesa verso Arabba per poi puntare su Livinallongo di Lana.
Da Cernadoi c’è il Falzarego e poi la successiva discesa verso
Cortina d’Ampezzo. Siamo in perfetta tabella di marcia. Attraversiamo la nota
località Vip Bellunese a passo d’uomo guardandoci intorno (e
facendoci guardare J
) ma….. bando alle distrazioni, il passo delle 3 Croci è proprio li in alto.
Discesa veloce e sosta sulle rive del lago di Misurina il tempo necessario per
accordarsi all’aggiunta in stato d’opera delle 3 Cime di Lavaredo. Nessuno di
noi però era al corrente che la breve salita fosse attaccabile dopo aver pagato
pedaggio J…
dato che ci siamo…. Paghiamo e rombando ci inerpichiamo, memori delle più epiche
tappe del giro d’Italia ciclistico.
Opssss con nostra somma sorpresa scopriamo però che malauguratamente il
tratto raggiungibile motorizzati era immerso in una immensa nuvola “bassa”.
Freddo becco, visto un tubo, fatto fotografie (alla nebbia) e rientrati
frettolosamente sul nostro percorso in direzione Dobbiaco…. 11 Euri spesi bene …
J J J. La motociclata ormai
è agli sgoccioli, il serpentone si dirige compatto verso la meta di giornata,
mentre nuvole nere sembrano non promettere niente di buono. Dobbiaco e poi San
Candido, la meta è proprio in centro paese, l'Hotel Orso Grigio. Solite
operazioni di rimessaggio dei mezzi con conseguente sfilata in centro paese con le nostre “divise
da combattimento”. La Spa dell’albergo ci attende, ma ci attende soprattutto la
cena offerta dai responsabili di Alfa Intes (azienda farmaceutica del campo
oculistico promotrice della spedizione) al Ristorante Weisthaler. Sono le 5 del
pomeriggio e c’è tutto il tempo per smaltire la fatica delle 7 ore passate in
sella. Ci stà la Spa, la doccia, ed anche una passeggiata nel centro di
S.Candido brulicante di turisti. Ci si ritrova magicamente al di fuori dell’albergo
e ci si tuffa nella Casa dello Speck che ha l'invitante vetrina proprio li di fronte. Una sorta di
Cartier per salumi e prodotti tipici che ci rapisce in un vortice di assaggi ed
acquisti. “Qualcuno”, via Watsup da casa, mi segnala una enoteca interessante che
mi affretto a consigliare alla compagnia per un veloce aperitivo. Il tempo
passa, le chiacchiere abbondano ma l’orologio biologico del “crucco” prevede la
cena “con le galline” e sarà meglio che non lo si faccia impermalosire. Ore 19.30 siamo tutti con le gambe sotto al
tavolo. Allibiti, e “locati” in posizione strategica notiamo che le frotte di
commensali ansiosi di riempirsi la P@nza, vengono bellamente rimbalzati con il
più classico dei …. Alle 21.00 la cucina chiude mi spiace, no prenotazione no
tavolo danke… (alla faccia della crisi). La combriccola ormai è affiatata, in
perfetto spirito motociclistico… o meglio goliardico. Sembra che ci conosciamo
da tempo ed il grado di affiatamento è ad ottimi livelli. Mentre le
prelibatezze locali ci sfilano sotto gli occhi (e vengono
regolarmente spazzolate all’istante) parte l’immancabile show del Paolino.
Solita vittima, la cameriera di turno, che però pare assorbire alla grande l’urto J. La sequela di
barzellette “mimate” e no, in italiano ed in “lingua” (prevalentemente francese…
ottima quella della Cammellà della legione straniera… J ) con la “sciura” Miriam
(porella) a subire (con classe) da unica donna. Medaglia d’oro alla
sopportazione. Come la sera precedente in quel di Cavalese, siamo gli ultimi ad
abbandonare il locale (cacchio che tiratardi…. Alziamo le terga che son già le 21.45) e
ci buttiamo nella più classica delle “vasche” in centro paese. Controlliamo
bene gli orologi ed i telefonini, non un anima viva in circolazione, tutte le
vetrine chiuse bar o ristoranti in attività. “ZERO”. "Circumnavighiamo" San
Candido, borgo ricco di angoli più che interessanti e caratteristici continuando l’opera
di fraternizzazione reciproca. Troppo presto per andare a letto, troppo
casinisti per restare a fare “baracca” al di fuori dell’albergo, decidiamo di
dare l’assalto all’unica birreria aperta incrociata durante il percorso per dar
fondo al bicchiere della staffa J.
Miriam non ci sopporta più J
(se fa pè schezzà ehhhhh… ) e si dirige nei suoi appartamenti ed i maschioni
finiscono “abbirrazzati” al “Pic Nic”. La serata arriva al suo termine, l’orologio
della chiesa segna la mezzanotte ed il branco di motociclari sciama composto
nei propri giacigli. A Domani Bikers, partenza sul presto, altri km ci
aspettano, altra strada da macinare, il rientro (alla realtà) …. Da digerire.
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